Benvenuta Filomena Lamberti

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Giovedì 21 marzo, gli alunni della Scuola Seconda di 1° grado di Guagnano, incontrano la testimone Filomena Lamberti, la prima donna sfregiata con l’acido solforico dal marito.

Qualche video:
La canzone di accoglienza: Combattenti di Fiorella Mannoia


Qualche foto dell’importante incontro con la testimone Filomena Lamberti


Grazie buongiorno a tutti, io prima di partire con la mia storia voglio dire che mi hanno colpito le parole della ragazza che ha detto di aver paura di poter incontrare un ragazzo violento! Sta a voi, voi dovete riconoscere i primi accenni di violenza, dovete saperli riconoscere, come ha detto il sindaco. Voi alle scuole superiori incontrerete i primi amori: ecco è proprio lì che dovete riconoscere gli accenni di violenza, perché la violenza non è solo quella che io porto sul mio corpo, c’è anche quella verbale… basta saper capire i primi accenni di violenza e subito dovete dire “basta!” Non dovete avere paura di affrontare la vita, altrimenti non vivete serenamente. La vostra età è la più bella. Io ricordo i miei 13 anni, quando ero una ragazzina felice, serena; andavo a scuola, si giocava… oggi purtroppo le cose sono molto cambiate… i social a volte sono un bene a volte un male, basta saperli usare. Ripeto dovete imparare a riconoscere i segni così potete subito percepire se un futuro il vostro ragazzo è predisposto alla violenza. Già io ho incontrato il mio ex marito, mi ero innamorata… però iniziava a proibirmi di mettere il rossetto, diceva che gli dava fastidio quando mi baciava… Ecco io oggi vi dico iniziate a mettere prima la mente perché se ci metteremo il cuore finisce che non riconosceremo i segni della violenza. Allora io ho acconsentito alla sua richiesta di non mettere il rossetto, “Vabbè non lo metterò più”; però io nello stesso momento facevo l’errore di pensare di credere che era geloso perché mi voleva bene, se è geloso vuol dire che mi ama: ma non è così! L’amore non ha nulla a che vedere con la gelosia, l’amore va basato sul rispetto, sulla fiducia, il dialogo in modo che si può camminare sullo stesso binario. Ecco è questo che voi dovrete riconoscere, non crescere con la paura di poter incontrare l’uomo violento; sta a voi riconoscere i segni della violenza e dire subito “basta” perché se fate crescere il possesso su di voi purtroppo poi si perde tutto. Ma questo vale anche per i ragazzi: anche voi dovete cambiare. Si dice spesso ai ragazzi di non comportarsi come femminucce, bisogna invece lavorare anche sugli uomini.

Io credo che si debba lavorare molto sulle donne perché se noi donne iniziate a dire subito “basta” secondo me anche gli uomini impareranno a capire…  Ecco io per esempio ho acconsentito a tutte quelle cose che voleva il mio ex marito, ho confuso il possesso con l’amore, questo ha fatto in modo di far crescere il possesso su di me, poi nel momento che io mi sono ripresa non vedevo più come poter uscire da questo cerchio.

Io mi sono sposata giovanissima; come diceva il sindaco è proprio la speranza che io avevo, ho sperato, mi inventavo che quest’uomo cambiasse. Con l’arrivo del primo figlio è nata la speranza che la famiglia forse sarebbe cambiata… ma che cosa cambia? Nulla! Non è cambiato nulla. Nel 90% dei casi l’uomo violento viene dalla famiglia violenta; il padre del mio ex marito era un uomo violento. Io dico sempre non siete voi figli a scegliere dove crescere, ma siamo noi genitori a mettervi al mondo. Si deve comunicare… anche noi genitori dobbiamo avere rispetto per i figli, dovete crescere con dei valori, insegnare i valori della vita.

Ma innanzitutto poi crescere in una famiglia senza vivere la violenza assistita, quella violenza che purtroppo i miei figli hanno vissuto anche quando erano più piccoli. Sì perché lui mi picchiava in loro presenza. Se invece si cresce in una famiglia serena, si vice anche la vita diversa. Io sono orgogliosa dei miei figli, perché nessuno di loro è violento con la propria donna, fortunatamente hanno percepito. Specialmente voi ragazze dovete fare in modo di crearvi un futuro lavorativo e solo con lo studio lo potete fare, dovete crearvi la vostra indipendenza… il giorno che finisce l’amore, finisce il sentimento col proprio compagno, col proprio marito, avete la possibilità di andare via. Non dovete dipendere mai dall’uomo che avete accanto. Ecco io ho sopportato per trent’anni: perché dipendevo da lui, non avevo un mio lavoro. Dove andate senza un lavoro? Chi vi darà da mangiare? Non potevo rinunciare ai miei figli… Una donna che vive la violenza… a lei non fa piacere, perché credo che a nessuna donna può piacere vivere la violenza domestica, però purtroppo ci sono tanti retroscena e a volte le persone si portano dietro tutto. Poi è arrivato il giorno, i miei figli mi hanno dato la forza, il coraggio di dire basta e di mettere il punto, dove io fino a quel momento avevo messo sempre la virgola. Per trent’anni il mio pensiero fisso è stato sempre quello di dire: “verrà il giorno che io mi libero di questa persona!” E’ arrivato nel 2012. Una mattina è venuto vicino al letto con questa bottiglia di acido solforico, mi tocca sulla spalla e mi dice le parole: “Guarda che ti do!”  Proprio a dire questa è la mia punizione. Il mio calvario ospedaliero è durato ben 5 anni, ho subito oltre trenta interventi; però sono qua! Io dico sempre che sono stata un po’ più forte degli amici; ho perso la mia identità, però ho acquistato la mia libertà perché nessun essere umano ha il diritto di togliere la libertà a un’altra persona, nessun essere umano ha il diritto di togliere l’esistenza! Ci dobbiamo sentire tutti liberi di fare ciò che vogliamo; ovviamente nel bene e non nel male, se facciamo qualche cosa di male ci dobbiamo anche prendere le nostre responsabilità.

Se in futuro verrete a conoscenza che un vostro amico, una nostra amica subisce violenza non restate indifferenti, verso qualsiasi forma di violenza… A me sarebbe bastata una parola di qualcuno… Io non avevo la possibilità di poter parlare con un’amica, non mi era permesso offrire un caffè, ma anche parlare con parenti. Lui era molto astuto, ma voi lo dovete anticipare. Così dovete riuscire a capire, non dovete avere paura di affrontare la vita.

Ecco oggi è primavera, e io di fronte in questo momento vedo un campo di fiori che è sbocciato! Ecco si dice sempre che l’albero è una pianta, va curato dalla radice, giusto… è quello che voi dovete fare su voi stessi… Oggi mamma e papà lavorano, però bisogna trovare quel momento di parlare, voi dovete essere molto contenti che oggi se ne parla molto nelle scuole, negli anni Ottanta frequentava la scuola, ma questo è un argomento tabù… perché la violenza… C’è stata una signora… quando mi ha detto “ma i tuoi figli maschi non hanno mai provato a difenderti” E come? Dovevano prenderlo gettarlo dalle scale? Non c’è bisogno di arrivare a questo passo, ma una parola! Ecco a me è bastata una parola di mio figlio: mentre si stava pranzando lui ha detto: “Noi siamo stanchi di assistere a queste guerriglie, voi dovete prendere una decisione!”.

Ormai erano adulti il primo aveva 30 anni, il secondo 26 e il terzo 25! Basta una parola, non c’è bisogno della violenza, perché la violenza porta ad essere violenti. Ecco l’insegnamento deve arrivare prima della famiglia, le scuole fanno tanto, però non possiamo pretendere tale cambiamento solo dalle scuole, perché la base viene dalla famiglia. Quante volte, se piange un maschietto, abbiamo sentito dire: “Ehi sembri una femminuccia!” Vi è mai capitato? Ecco questo è già un paragone sbagliatissimo, perché il maschio non può provare le stesse emozioni che prova una donna, una femmina? Cioè non siamo esseri umani uguali?

Ragà non si va da nessuna parte con la violenza…

 

Registrazione automatica dell’intervento di Filomena Lamberti.

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